Intervento di Annamaria Ferramosca al
Falastin Festival
Città dell’Altra Economia, Roma, 14 settembre 2025
Intervento di Annamaria Ferramosca al
Città dell’Altra Economia, Roma, 14 settembre 2025

Devo dirvi che fino a poco fa avrei voluto sottrarmi all’invito di Ilaria, all’essere qui, mentre giorno dopo giorno l’orrore del genocidio continua, e sento con enorme pena e rabbia la mia impotenza, ma insieme sento che la parola prima deve essere sempre quella dei testimoni del massacro. Noi che assistiamo, sconvolti, abbiamo solo una piccola voce, seppure densa di vicinanza e supporto, certo anche necessaria per incidere su coloro che dovrebbero porre fine all’orrore. E allora ci sono, sì, ci sono, insieme a tutti voi, perché la parola-grido di Gaza è qui la prima ad essere trasmessa e deve essere sempre più amplificata.
Leggo questo mio testo inedito in risposta alla intensa poesia di Haidar al Ghazali, da pag. 97del libro “Il loro grido è la mia voce- Poesie da Gaza”, Fazi Editore 2025.
PER TUTTE LE PALESTINE e per tutta l’umanità nel futuro
Silenzio nei piani alti Silenzio vile Silenzio complice
Ma davvero non sentite? Rumori sordi ancora e ancora, oltre il mare.
Il riverbero da Gaza sommerge i continenti. Sono mille mani scorticate
che scavano sotto i muri crollati, cercano un respiro, un grido,
vita da strappare al buio del disumano.
Chi mi spiega perché ho il sonno sconvolto, e da sveglia
mi sento oppressa dalla colpa di vivere, non gioisco di nulla
un macigno mi piega le spalle, non mi fa pensare ad altro che non sia
il mio sentirmi impotente, inerme, una casa disabitata.
Chi mi spiega perché non riesco più a guardare
il bianco accecante dei sudari, quegli occhi senza luce, le pentole vuote, le scene dell’infamia. Io non smetto.
Continuo, testarda, a gridare, indignarmi, firmare
petizioni, scrivere post, far rumore,
mentre l’orrore si ripete, geometrico, monotono. Io non smetto.
Intorno, l’immane mummia del silenzio
colpevole, assurda, ancora una Tigre assenza
potenza feroce del vuoto, dell’insensatezza.
Vittime a catena, ora grani di cenere,
molecole disarticolate, spinte anzitempo nell’oltre,
nomi di cui si avrà memoria, insieme al martellare in petto della colpa.
Come già visto, come già vissuto. Come dimenticato.
Così l’homo insipiens merita l’estinzione.
Più saggio il ritorno all’origine innocente, come alghe azzurre nell’oceano,
fili d’erba, insetti, creature che ignorano il dominio, l’odio, la vendetta.
Abitare una terra comune senza confini
dove i bambini interrotti ritorneranno a correre nel sole
e i vecchi racconteranno storie di vita millenaria tra gli ulivi.
Scomparso il DIO degli eserciti e del sangue
il “d- apostrofo- IO” , EGO cancro del mondo
A salvare l’umano sarà solo un io piccolo,
minima rispettosa parte del Tutto.
Sarà un giorno possibile un cammino comune? chiedi
Raggiungere la chiarezza che da sempre cerchiamo?
Ricostruire un mondo altro dove
riconoscerci tutti sacri e intoccabili,
come ogni animale, albero, pietra,
nell’unico paese terra. Una Gaza senza confini.
Tutto il mondo è Palestina! Kull al-ʿālam Filasṭīn
Todo el mundo es Palestina
Le monde entier est la Palestine
The whole world is Palestine
Olókliros o kósmos eínai i Palaistíni